Chiesa Madre Gela



La chiesa madre sorse nel 1760, dinnanzi la principale piazza cittadina (piazza Umberto I, già del Duomo), in sostituzione della trecentesca chiesa di Santa Maria de' Platea, e fu completata con la realizzazione nel 1844 della facciata neoclassica in pietra arenaria e con l'innalzamento della torre campanaria nel 1837 su progetto di Emanuele Di Bartolo. Per la sua costruzione probabilmente vennero sfruttati i massi della vecchia chiesetta provenienti a loro volta dai templi e monumenti dell'antica città greca.
La facciata presenta due ordini di colonne doriche e ioniche e due gruppi di statue. Vi si aprono l'ingresso principale e due ingressi secondari laterali, con sopra delle lapidi iscritte. Nella parte superiore della facciata è una grande finestra. L'imponente facciata è preceduta da una scalea sulla piazza.
 Il fianco meridionale presenta un ingresso e diversi finestroni a forma di semicirconferenze; sul fianco settentrionale si trovano un ingresso laterale, l'orticello parrocchiale, il campanile e la vecchia casa parrocchiale. Un tempo su largo Matrice (sud) si trovava un piccolo cimitero parrocchiale.
L'interno, ampio e luminoso, presenta: pianta a croce latina con schema basilicale e cupola ed è suddiviso in tre navate da pilastri e arcate neoclassiche, decorate in oro zecchino; diversi affreschi con iscrizioni latine sono presenti sulla volta della navata centrale. Le navate laterali presentano volte a vela.
 Al suo interno vi è una tela rappresentante il transito di Maria, già conservata nella chiesa di Santa Maria de Platea. Sopra l'altare maggiore in marmo policromo misto a vetro, è situata una tela raffigurante l’Assunzione della Madonna, opera di Giuseppe Tresca (1710-1795). Sopra l'ingresso principale è presente un grande organo del 1939 con 31 canne di facciata. 
Nelle navate laterali sono conservati altri dipinti, altari minori e monumenti funerari marmorei, tra i quali spicca quello dedicato al Mallia, opera di Filippo Pennino. Infine nella moderna casa parrocchiale sono custoditi dipinti con ritratti di eminenti personaggi ecclesiastici del passato e, nell'archivio, antichi documenti risalenti al XVI secolo.

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